Bologna con i suoi mille segreti vi aspetta! Uno di questi si trova nella chiesa di San Domenico a pochi passi dalla Basilica principale della città: San Petronio.
San Domenico è stata spesso oscurata proprio dalle tante basiliche che si trovano sparse per Bologna, finendo spesso per essere dimenticata. Questa chiesa però custodisce gelosamente una parte molto importante della storia cittadina, che non tutti conoscono.
Situata esattamente dietro Piazza Cavour – dedicata al grande artista bolognese Lucio Dalla – al suo interno sono custodite ancora oggi le ossa di San Domenico. Ma c’è di più, perché su di esse veglia un’opera unica: l’arca che ha visto partecipare alla sua costruzione niente di meno che il grande artista Michelangelo.
Un’opportunità imperdibile per appassionati di arte e non solo: nella chiesa, a pochissimi passi dall’arca, è possibile vedere da vicino l’organo suonato da Mozart durante il suo soggiorno in città, verso la fine del 1700. Non si sta parlando solo di un luogo sacro, ma di un luogo che conserva storia, cultura e arte.
Vieni a scoprire di più: la basilica si trova in Piazza San Domenico 13.
La storia della Basilica
Domenico Guzman, ovvero San Domenico, decise di fondare il suo ordine proprio qui nel XIII sec. Si trattava del primo viaggio che faceva a Bologna e rimase da subito affascinato dalla ricchezza del centro culturale davanti al quale si trovava, soprattutto per l’importanza dell’Università.
I domenicani acquisirono un terreno di proprietà della famiglia Carbonesi (da cui prende il nome Via De’ Carbonesi che collega la zona della Basilica di San Domenico a quella di San Francesco). L’acquisto comprendeva tutto il complesso del convento di San Niccolò delle Vigne, che venne ricostruito e ampliato per dare vita all’attuale basilica, e tutta la zona circostante dove costruirono il loro convento.
La scelta di questa posizione fu dettata dalla volontà dell’ordine di essere vicino alla vita della città e soprattutto agli studenti dell’Università. Il frate infatti, come suddetto, rimase affascinato da quanti studenti vogliosi di imparare era riuscita ad attirare a sé Bologna e volle farvene parte.
Domenico morì e fu sepolto proprio qui, nel 1221. La sua tomba in realtà subì diversi spostamenti prima che l’arca, contenente le spoglie, venisse finalmente collocata nella Cappella di San Domenico dove è tutt’oggi visitabile.
Il suo legame con la città fu così sentito dai cittadini che, dopo la sua morte, diversi nobili bolognesi espressero il desiderio di essere sepolti proprio all’interno della basilica per sentirsi più vicini al santo. Come molti altri edifici di Bologna è stata colpita da diverse catastrofi che nel corso degli anni l’hanno segnata, distrutta e ricostruita, rendendola quella che è oggi.
Il monastero circostante invece ha avuto nel corso degli anni sempre un ruolo centrale nella vita cittadina. Per esempio, durante gli anni della sacra inquisizione, fu la sede dell’inquisizione cittadina di Bologna.
Il contributo di Michelangelo
L’arca è sicuramente la parte più importante della visita alla Basilica, venne progettata da Niccolò da Bari, soprannominato poi Niccolò dell’Arca. Alla sua costruzione collaborarono grandi artisti dell’epoca, tra cui niente meno che Michelangelo Buonarroti: fu un giovane Michelangelo, non ancora diventato l’artista che tutti noi oggi conosciamo, a scolpire nell’arca l’angelo reggi candela di destra, S. Procolo e S. Petronio.
Questa grande occasione è stata frutto di diverse coincidenze fortuite: Niccolò dell’Arca morì lasciando incompiuta la sua opera nello stesso periodo in cui Michelangelo fu costretto a scappare a Bologna a causa di alcuni dissidi politici nella sua città.
Solitamente per vedere un’opera di Michelangelo, come la pietà, è necessario fare ore di coda per poi non potersi neanche avvicinare del tutto. Ma non a Bologna: qui le statue di Michelangelo sono gelosamente custodite nella loro privacy. Non ci sono file di turisti e molti non ne conoscono neanche l’esistenza. Questo permette a pochi di vivere un’esperienza emozionante e unica. Basta superare i cancelli per vedere da molto vicino ogni piccolo dettaglio inciso nel marmo, ogni venatura, ogni piega delle vesti e ogni piccola espressione del viso.
La narrazione dell’Arca
Entrando maggiormente nei dettagli dell’Arca, innanzitutto va detto che assieme alle statue realizzate da Michelangelo, alla basa ve ne sono altre 6 che rappresentano rispettivamente San Francesco, San Domenico, San Floriano, Sant’Agricola, San Giovanni Battista e San Vitale, che assieme a San Petronio e San Procolo sono gli 8 santi protettori di Bologna. Per i più attenti le principali strade e piazze della città portano proprio i loro nomi.
La parte marmorea superiore sporgente (cimasa) si estende maestosa sopra il sarcofago vero e proprio, è su quest’ultimo però che si sviluppa una narrazione in diverse scene lungo i 4 lati:
A destra si racconta un fatto svoltosi proprio a Bologna, la scena del cosiddetto miracolo dei pani: un giorno mentre Domenico e i suoi fratelli si preparavano per mettersi a tavola, si accorsero di essere senza pane, il Santo però disse ai suoi fratelli di non preoccuparsi e di apparecchiare. Una volta a tavola si misero tutti insieme a pregare e poco dopo apparvero dei giovani di bell’aspetto che portavano con sé proprio del pane. Erano angeli che avevano risposto alla supplica dei frati.
Sul lato opposto si sviluppa la scena di San Pietro e Paolo che consegnano ai domenicani la loro missione.
Sul retro del sarcofago è rappresentata l’adesione di Reginaldo D’Orleans all’ordine.
La parte frontale del sarcofago invece è divisa in 3 scene: al centro vi è la rappresentazione della Madonna col bambino e il cristo redentore; a sinistra il miracolo secondo cui San Domenico riuscì a resuscitare Napoleone Orsini dopo una rovinosa caduta da cavallo che gli era costata la vita; infine a destra la cosiddetta prova del fuoco: San Domenico e alcuni eretici dovevano mostrare che la loro parola fosse vera, e per farlo iniziarono a gettare i libri dei loro ordini nel fuoco. Se la parola fosse stata effettivamente vera questi non sarebbero bruciati. Fu così che gli unici libri a non bruciare furono quelli di San Domenico, a dimostrazione del fatto che lui diceva il vero.
Le ossa di San Domenico
Nella parte posteriore del monumento marmoreo si trova una teca di vetro, che divide i visitatori da una struttura ben decorata contenente i resti del cranio di San Domenico. Se siete facilmente impressionabili si sconsiglia fortemente di girare attorno all’arca, per evitare l’immagine di un vero e proprio scheletro.
Ai piedi del cranio è normale vedere molti pezzi di carta che compongono un tappeto, un’onorificenza. Si tratta di bigliettini scritti dai fedeli rivolgendosi direttamente al santo con una preghiera, una richiesta d’aiuto o semplicemente un elogio. Molto spesso sono scritti al momento, da fedeli ma anche persone normali che si lasciano ispirare dalla vicinanza con le reliquie, come se fossero invasi da un calore sacro.
Il rapporto con il santo non si limita a ciò, basta girarsi dando le spalle all’Arca per vedere che sulla parete di fronte alla teca è esposta un’autentica radiografia delle ossa di San Domenico, eseguita dall’istituto di radiologia dell’Università di Bologna.
La biblioteca
Sappiamo che San Domenico era molto legato all’Università di Bologna e ne ammirava l’operato. Anche lui voleva dare il suo contributo alla formazione delle giovani menti e lo fece costruendo nel 1218, all’interno del convento, una biblioteca che sarebbe dovuta diventare un punto di riferimento religioso, intellettuale e culturale per tutti gli studenti. Chiunque avesse avuto voglia di imparare cose nuove poteva avere accesso al grande sapere racchiuso della sua raccolta di volumi.
Raccolta che grazie al contributo di docenti e monaci si ampliò sempre di più sino ad arrivare ad essere, nel 1400 d.c. , la biblioteca più importante di Bologna.
Ad oggi conta più di 200.000 volumi, tra cui manoscritti rari e preziosi.
All’interno è ancora conservato il Codice di San Domenico, che risale al 1200 d.c. e si compone di diverse parti, tra le quali anche il testo integrale della Bibbia.
Questa biblioteca è un luogo incantevole e ricco di storia che merita sicuramente di essere una tappa della vostra visita.
Il chiostro
Giunti alla fine della vostra visita non potete dimenticarvi di visitare il chiostro di San Domenico anche detto Chiostro dei morti. È l’ultimo gioiello con cui concludere il viaggio all’interno della Basilica. Il consiglio è di visitarlo in primavera, con l’arrivo dei primi caldi in modo da godere della calorosa atmosfera del chiostro, completamente immersi nei meravigliosi giardinetti ben curati dai monaci.
Uno spettacolo mozzafiato soprattutto nel momento in cui le ultime luci del giorno colpiscono le mura della Basilica, appena prima della chiusura al pubblico.
Stando in piedi al centro del giardino si possono vedere tutti e 4 i lati della chiesa: il campanile gotico-romanico che sovrasta la cappella Ludovisi, le mura del dormitorio e più a sud quelle della biblioteca. Per concludere il tutto con la cappella di San Domenico. Questa volta vista dall’esterno.
Non perdete tempo a girovagare per la basilica cercando disperatamente l’entrata. Non è ben visibile. Consiglio quindi di rivolgersi al monaco di turno che si trova in una piccola cabina sul lato sinistro della navata. Se siete fortunati vi accompagnerà lui stesso nella visita, raccontandovi molti aneddoti sulla storia di questo luogo sacro.
Si tratta di un’esperienza unica anche per i meno religiosi. L’importanza emotiva e culturale di questo angolo supera sicuramente quella religiosa. Anche se appena si poggiano i piedi sui vialetti in sassi del chiostro si percepisce subito una potentissima aura sacra.
Cosa vedere vicino alla Basilica di San Domenico
A pochi metri dalla Basilica è possibile visitare i luoghi più suggestivi e famosi di Bologna, come la bellissima Piazza Maggiore che fa da sfondo all’imponente Basilica di San Petronio.
Approfittatene per visitare i misteriosi interni della Basilica o per scattare una bella foto davanti alla lunga scalinata bianca, dalla bellezza unica. Leggenda bolognese narra che nei suoi progetti iniziali, San Petronio dovesse superare per bellezza il Duomo di Milano.
Non fatevi sfuggire quest’ opportunità ma se invece siete stanchi dopo aver passato una giornata all’insegna della cultura, non c’è niente di meglio di un bell’aperitivo, a tal proposito ecco le nostre idee per un’aperitivo delizioso.
Se Bologna è riuscita a far innamorare un monaco, lasciate travolgere il vostro cuore dalla sua storia e bellezza.
Informazioni generali
Prima di lasciarvi ecco alcune informazioni utili per visitare San Domenico:
l’ingresso è gratuito
La Basilica è aperta ai visitatori dal lunedì al sabato: 9-12; 15:30-18; mentre la domenica: 15:30-17. Gli orari possono subire variazioni in giornate festive e in occasione della celebrazione delle funzioni religiose.
È invece possibile partecipare alla messa dal lunedì al venerdì alle ore: 7:30, 12:30, 19:00. La domenica invece: 9:00, 10:30, 12:00, 18:00, 22:00
Mentre da metà Aprile in poi, ogni martedì fino al 4 agosto, gli orari delle messe variano in preparazione alla celebrazione del Santo. Si tratta dei cosiddetti Martedì di San Domenico.
Un’ultima curiosità riguarda proprio il giorno in cui viene celebrato il santo, Bologna è l’unica città in cui la data della festa è fissata per il 4 Agosto, mentre ovunque lo si festeggia l’8 agosto, essendo il 4 è dedicato al Curato d’Ars. La città emiliana però è estremamente legata a San Domenico che è il suo patrono secondario, e così si è deciso di non cambiare la data.
Bibliografia
- Fini M., Bologna sacra. Tutte le chiese in due millenni di storia, Bologna, Editore Pendragon, 2007.
- Venturino Alce, La basilica di S. Domenico in Bologna, Bologna, ESD-Edizioni Studio Domenicano, 1997.
- Guido Zucchini, La cappella dell’Arca nella chiesa di S. Domenico di Bologna dal 1377 al 1597. Continuazione e fine, in: “L’Archiginnasio”, 32 (1937), pp. 236-253