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Alberto Belli

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Le donne che hanno fatto la storia di Bologna

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Bologna è da sempre contraddistinta da numerose donne che hanno contribuito alla creazione della sua storia nei più svariati ambiti. Vediamo le più importanti!

Bettisia Gozzadini 

Bettisia Gozzadini nacque a Bologna nel 1209 e fu la prima donna a insegnare all’Università di Bologna.

Bettisia Gozzadini
Fonte: Wikipedia

Bettisia proveniva dalla famiglia Gozzadini, di nobili origini, e sembrava essere una bambina di elevate doti intellettuali: a conferma di ciò, nel 1237 conseguì la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti. 

Per un paio d’anni si limitò a insegnare diritto a una trentina di studenti che si radunavano a casa sua. Poi, su insistenza dei discepoli che sempre più numerosi avrebbero voluto assistere alle lezioni, il vescovo Enrico Dalla Fratta le concesse di insegnare all’università

Attorno a questa figura femminile ci sono numerose leggende. La prima narra che Bettisia teneva le proprie lezioni nelle piazze della città, oltre che nella sua casa, dato l’elevato numero di studenti che voleva parteciparvi. Un’altra leggenda narra che faceva lezione con un velo attorno al capo, poiché i suoi allievi si distraevano con la sua bellezza. 

Inoltre, le vennero affidati molti compiti importanti per essere una donna di quell’epoca: presidiò le orazioni funebri per Enrico Fratta e per Papa Innocenzo IV.

Nel 1261 morì a causa del crollo delle pareti di una casa di campagna dove si era rifugiata per fuggire allo straripamento del fiume Idice. In quell’occasione l’Università di Bologna venne chiusa per lutto.

Come omaggio al suo contributo all’ateneo, al Museo della Storia di Bologna è esposto il busto di Bettisia Gozzadini. Approfondisci i Musei Universitari e tanto altro nel nostro articolo Musei Bologna: un imperdibile patrimonio artistico.

Busto di Bettisia Gozzadini al Museo della Storia di Bologna a Palazzo Pepoli
Fonte: Palazzo Pepoli

Elisabetta Sirani

Elisabetta Sirani, figlia del noto artista Giovanni Andrea Sirani, nacque a Bologna nel 1638 ed era considerata “il miglior pennello di Bologna”.

Elisabetta Sirani
Fonte: Wikipedia

È una delle donne che hanno contribuito alla creazione della storia di Bologna per le sue evidenti doti in pittura, che l’hanno portata a fondare l’Accademia del Disegno per ragazze

All’epoca le donne non erano ammesse in Accademia, per questo motivo, a soli 12 anni, Elisabetta iniziò a dipingere nella bottega del padre, sotto la sua supervisione.

Il suo talento nel produrre opere sia a tema religioso che quotidiano e la sua velocità attiravano numerosi artisti, incerti che fosse veramente lei la pittrice. A soli 17 anni aveva già creato ben 90 opere. Una caratteristica di Elisabetta sta nella sua firma: era così precisa che firmava le sue opere nei bottoni o nei merletti con un tocco delicato

Quando il padre si ammalò, a causa di un’artrite alle dita, la pittrice prese il suo posto finendo le opere già iniziate e proseguendo con la bottega di famiglia. 

Elisabetta Sirani morì alla giovane età di 27 anni, a causa di un’ulcera perforata, anche se inizialmente la notizia sconvolse così tanto che si pensò a un avvelenamento. In soli 27 anni riuscì a produrre circa 200 opere, un numero così elevato da confermare che fu una delle artiste più dotate e amate di quell’epoca.

Se siete interessati alla parte artistica e paesaggistica di Bologna, vi consigliamo un giro tra le più Belle Ville storiche di Bologna.

Alfonsina Morini 

Alfonsina Morini nacque nel 1891 a Castelfranco Emilia e fu la prima donna a battersi per l’uguaglianza anche nello sport

La sua passione iniziò all’età di 10 anni, quando il padre ritornò a casa con una bicicletta mal funzionante, ma ottima per imparare. Da qui, Alfonsina si innamorò delle biciclette, tanto che iniziò a partecipare a gare ciclistiche del paese. La sua passione, però, non era ben vista dai suoi genitori e dagli abitanti del suo paese, che la soprannominarono “il diavolo in gonnella”.

Alfonsina Morini
Fonte: Wikipedia

Alfonsina non si curava dei giudizi delle altre persone, fino a quando la famiglia le disse che, per continuare a correre, doveva sposarsi e trasferirsi.

Fu così che si sposò con Luigi Strada: al contrario dei genitori, il marito sosteneva la passione di Alfonsina, tant’è che per le nozze le regalò una vera bici da corsa. 

Nel 1924 venne ammessa al Giro d’Italia, risultando la prima donna a parteciparvi e dimostrando che anche le donne potevano farcela.  Però non venne annunciata la presenza di una donna nel gruppo. Solo a tre giorni dal via, sul giornale apparve, nella lista dei partecipanti accanto al numero 72, il nome “Alfonsin Strada di Milano”. La “a” finale di Alfonsina venne aggiunta nel numero che uscì il giorno della partenza.

Negli anni successivi, questa opportunità le venne negata, così decise di sfruttare le sue doti esibendosi in alcuni show all’estero. Nel frattempo Luigi Strada morì e alcuni anni dopo Alfonsina si risposò con Carlo Messori, un noto ciclista.

Insieme, aprirono un negozio di biciclette a Milano, che la donna continuò a gestire anche dopo la morte del secondo marito.

Durante la sua breve carriera ottenne numerosi riconoscimenti, come quello di “miglior ciclista italiana”. Stabilì inoltre il record mondiale di velocità femminile.

Per onorare Alfonsina Morini, il suo comune natale di Castelfranco Emilia le ha intitolato la pista ciclabile che collega Castelfranco Emilia alla frazione di Panzano.

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Irma Bandiera

Irma Bandiera nacque a Bologna nel 1915 da una famiglia benestante e, come Francesca Edera De Giovanni, prese parte alla Resistenza nel 1943.

Nel periodo di guerra poteva permettersi di scappare dall’Italia date le sue condizioni economiche agiate, ma grazie alla sua intelligenza capì che non poteva guardare dall’esterno quello che stava succedendo, e doveva invece agire. Fu così che un giorno conobbe Dino Cipollani, uno studente partigiano, e decise di prendere parte anche lei alla Resistenza. La inserirono nella settima squadra GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e il suo compito era di portare documenti e armi da una base all’altra. 

Irma Bandiera

Un giorno però, al ritorno da una consegna, si fermò a casa di un parente e trovò i soldati che la arrestarono, in quanto possedeva dei documenti falsificati. Sembra che a farla arrestare sia stato un noto fascista di San Giorgio di Piano, assieme la complicità dello zio di Irma. Quest’ultimo, Giuseppe Marzocchi, la ospitava nella sua casa di Funo di Argelato, dove Irma soggiornava spesso per stare vicino alla nonna Filomena.

La regola principale dei partigiani era di non parlare, neanche sotto tortura: Irma rispettò questa direttiva. Dopo sette giorni di tortura la portarono davanti a casa sua, al Meloncello, dove la fucilarono. Nonostante tutte le torture, Irma non svelò mai nessun nome o particolare. 

Dopo questo fatto, numerose donne decisero di prendere parte alla lotta. Irma Bandiera, per accentuare la sua lotta contro le brigate fasciste che portavano camicie nere, si vestiva con colori accesi, tant’è che il giorno della sua fucilazione portava un abito rosso a pois. 

Dopo la sua morte venne riconosciuta come partigiana e venne intitolata a suo nome l’organizzazione gappista di Bologna: Brigata Irma Bandiera Garibaldi.

A Bologna, per onorare questa valorosa giovane donna, istituirono anche via Irma Bandiera vicino ai portici che portano al Santuario della Madonna di San Luca, insieme a una lapide in suo onore.

Infine le è stata assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare per essere stata una delle prime donne a lottare per la libertà e ad aver mantenuto sempre il silenzio, nonostante le numerose torture. Lo sapevi che accanto alla Biblioteca Salaborsa è presente il Sacrario dei Partigiani? Scoprilo nel nostro articolo.

Francesca Edera De Giovanni

Francesca Edera De Giovanni nacque a Monterenzio nel 1923 e fu una delle donne più importanti per la lotta antifascista e per l’emancipazione femminile.

A soli vent’anni, decise di non rimanere in disparte e di combattere contro il fascismo che si stava imponendo sempre di più. 

Francesca Edera di Giovanni
Fonte: Storia e Memoria di Bologna

Il primo segno di lotta lo diede quando entrò in un’osteria e, affiancandosi a un impiegato, gli chiese ironicamente se voleva che gli lavasse la camicia nera sporca. Per questo atto, la arrestarono e solo due settimane dopo la liberarono. 

Fu proprio lei a creare e a far parte della 36esima Brigata Garibaldi che tagliò la linea telefonica dell’Asse. 

Nel 1944 ricevette l’ordine di riunirsi insieme ad altri sei ragazzi a Porta Ravegnana davanti a un venditore di penne stilografiche, che avrebbe preparato il gruppo per una nuova partenza. Una spia, però, avvertì le brigate, che arrestarono tutti i ragazzi. Dopo numerosi giorni di tortura, nessuno rivelò le informazioni richieste e, per questo motivo, il primo aprile 1944, li portarono tutti nel cimitero della Certosa: dove li aspettava una squadra della CAS (Compagnia Autonoma Speciale) per fucilarli. 

Fu qui che Edera compì un altro gesto di rivoluzione: invece di rimanere di spalle alle brigate, si voltò guardandoli negli occhi e urlò “Tremate. Anche una ragazza vi fa paura!”.

Francesca Edera De Giovanni fu la prima eroina antifascista di Bologna.

Mariele Ventre

Mariele Ventre nacque a Bologna nel 1939. La sua fama deriva dal fatto di aver fondato, nel 1963, il Piccolo Coro dell’Antoniano, sempre presente nelle edizioni dello Zecchino d’Oro. Mariele Ventre era legata al convento di S. Antonio di Bologna, in quanto sua madre era araldina, cioè la più piccola della famiglia francescana, e lei faceva la catechista. 

La ragazza fu da sempre legata alla musica tant’è che si diplomò in pianoforte presso il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Dedicò parte della sua vita al Piccolo Coro fino alla sua morte nel 1955. Per il suo grande impegno nel renderlo famoso in tutto il mondo ricevette anche il Gran Premio Internazionale dello Spettacolo, detto anche “Telegatto”. 

Mariele Ventre non fu solo una musicista, ma anche un’educatrice: è a questo proposito che nasce la Fondazione Mariele Ventre, per conservare i messaggi che voleva trasmettere e tutelare la sua immagine. 

A oggi le sono stati dedicati molti concorsi come il Concorso internazionale per Direttori di Coro Mariele Ventre e un film intitolato I ragazzi dello Zecchino d’Oro, in cui la sua parte è recitata da Matilda De Angelis.

Se vuoi scoprire di più sullo stretto legame tra Bologna e la musica, non puoi assolutamente perdere l’articolo Bologna: città della musica.

Bibliografia

  • Bersani S., Le grandi donne di Bologna. Storia e segreti, Roma, Newton Compton Editori, 2019.
  • Bersani S., 101 donne che hanno fatto grande Bologna, Roma, Newton Compton Editori, 2012.
  • Bonafede C., Donne bolognesi insigni, Bologna, Atesa, 2009.
  • Martini M., Orlandi E., Talenti: figure di donne nella provincia di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2006.
  • Passeri R., Le donne bolognesi nella storia, Bologna, Studi Locali Adulti, 1987.

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